La speranza è quella dell'effetto domino, prima il Libano, poi Gaza. Il tempo stringe, ma Biden non si arrende. "Il processo è iniziato. Il processo di fine di questa guerra, di questa lotta. Questo vuol dire poter far arrivare tutti gli aiuti umanitari necessari. Nell'arco dei prossimi giorni gli Stati Uniti spingeranno ancora, lavoreremo con il Qatar, con Israele, appunto. E cercheremo di arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. Gli ostaggi dovranno essere liberati e si potrà veramente scolpire nella pietra le parole fine del conflitto, fine della guerra". A meno di due mesi dall'addio alla Casa Bianca, il presidente uscente sembra considerare questa tregua un punto di partenza, più che di arrivo. La pace in Medio Oriente è possibile, dice. L'accordo, spiega Biden, ci avvicina alla realizzazione dell'agenda della mia presidenza. L'obiettivo ultimo, ambizioso, è quello di un futuro in cui i palestinesi abbiano uno stato proprio e gli israeliani siano liberi dalla minaccia del terrorismo. Biden incassa i ringraziamenti di Netanyahu, dopo mesi di rapporti decisamente altalenanti. Se Hezbollah violerà l'accordo, chiariscono gli Stati Uniti, Israele avrà il diritto di difendersi. Washington e Parigi si fanno garanti della tregua, ma non ci saranno truppe americane in Libano. La precisazione della Casa Bianca arriva dopo che il Pentagono era sembrato aprire a questa possibilità. Il ritiro delle truppe israeliane sarà completato al termine dei 60 giorni di tregua, fanno sapere fonti americane protette da anonimato. Il negoziato, dicono, è stato lungo e intenso, ma l'esito può rappresentare una svolta. L'atteggiamento delle parti coinvolte, secondo queste stesse fonti, è cambiato a metà ottobre, dunque prima delle elezioni. Raggiunto l'accordo il team di Trump è stato aggiornato da quello della Casa Bianca, l'entourage del presidente eletto avrebbe espresso soddisfazione.