L'attesa è finita e le armi dovrebbero tacere già nelle prossime ore. Sì, perché il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che il gabinetto di sicurezza ha approvato la proposta di un accordo di cessate il fuoco in Libano. Dovrebbero essere 60 i giorni di tregua, ma il leader del Likud ha precisato che la durata dipenderà da ciò che accadrà in Libano e che Israele manterrà la libertà di azione sul territorio libanese nel caso in cui Hezbollah dovesse violare i termini dell'accordo. Il testo, delineato dall'amministrazione americana, prevede il ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano, il ritiro dei miliziani sciiti a nord del Litani, il fiume a 30 km dal confine con Israele, lasciando all'esercito regolare libanese e ai Caschi Blu di UNIFIL il controllo dell'area. Tutto già previsto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che pose fine ai 34 giorni di guerra tra Israele ed Hezbollah nell'estate del 2006. Non ha funzionato, così il meccanismo verrebbe rafforzato dalla presenza di un comitato internazionale a guida statunitense, che avrebbe appunto il compito di garantire il rispetto dell'accordo. Insomma, dopo quasi 14 mesi di scontri a fuoco transfrontalieri e 2 di guerra aperta, ora arriva la tregua. "Perché proprio questo è il momento giusto per il cessate il fuoco? Ci sono tre motivi: il primo concentrarci sulla minaccia iraniana e non c'è bisogno di spiegare altro su questo. Secondo, dobbiamo rafforzarci e riarmare i nostri eserciti. E non è un segreto che ci sono stati dei ritardi, ci sono stati dei ritardi nella fornitura delle munizioni e questi ritardi però finiranno presto, ci stiamo riarmando con armi sempre più tecnologiche e sofisticate che ci aiuteranno a proteggere i nostri soldati e ci daranno una maggiore forza per completare la nostra missione. E la terza ragione per un cessate il fuoco adesso è isolare Hamas, perché dal secondo giorno della guerra Hamas contava sui miliziani di Hezbollah al suo fianco. Una volta eliminato Hezbollah, Hamas rimarrà da sola". Nonostante il premier libanese ad interim, Najib Mikati, abbia chiesto l'attuazione immediata dell'accordo, Hezbollah tiene a precisare che la tregua non è una resa, bensì una pausa tattica che permetterà al movimento di riorganizzarsi per affrontare le prossime sfide, senza mai abbandonare, quella che viene definita dal gruppo, la lotta contro il nemico sionista, ovvero Israele.