Brexit, il 31 ottobre o morte è stato, nei suoi 90 giorni da Primo Ministro, il mantra di Boris Johnson. Chissà se oggi se ne sarà pentito, perché oggi è il giorno in cui si capirà se quell'ennesima scadenza potrà essere rispettata. La legge per il ritiro del Regno Unito dall'Unione Europea arriva in Parlamento. Dibattito pomeridiano, voto in prima lettura in serata sull'impostazione generale è sempre più semplice, le previsioni vedono il Governo vincere, sia pure di poco. E poi voto sul calendario per l’approvazione finale. Downing Street chiede a Westminster una maratona continua. Obiettivo: varare il testo giovedì sera, ergo in tempo per terminare l’iter entro il Brexit day. Spero che il Parlamento voti per riprendere il controllo di se stesso. La gente vuole la Brexit e altrettanto voglio io. l'appello di Jhonson. Una sconfitta, in uno dei due passaggi cancellerebbe il 31 ottobre al calendario della Brexit, costringerebbe il Premier a decidere le prossime mosse. Elezioni anticipate, magari. E soprattutto imporrebbe all'Unione Europea di decidere sul rinvio richiesto, obtorto collo, sabato scorso Una decisione addirittura al buio. Se il problema fosse solo di tempi e non di sostanza. Dobbiamo essere pronti a ogni scenario. La situazione è piuttosto complessa. Il commento, Donald Tusk, da Strasburgo, dove è in corso la sessione plenaria del Parlamento Europeo. Tutto dipende da cosa deciderà Il Parlamento britannico, ma, sottolinea il Presidente del Consiglio UE, “L'uscita senza accordo non sarà mai una nostra decisione.” Una presa di posizione che probabilmente non piacerà troppo a Parigi. Dove invece si flirta con l'idea del No-Deal per strategia più che per convinzione.