Una consultazione elettorale che profuma di referendum. Il Canada torna al voto e Justin Trudeau, premier quarantasettenne, da molti definito il leader più progressista del pianeta, cerca l'endorsement dei suoi cittadini. Forte del sostegno di Barack Obama, il giovane Capo di Stato in questo voto, però, si gioca veramente tutto. Indebolito da una serie di scandali, tra cui una vecchia foto in cui lo si vede con il viso dipinto di nero, che ha subito scatenato l'accusa di razzismo, Trudeau sa che la sua immagine moderna, progressista e tollerante che aveva fatto innamorare mezzo mondo, rendendolo popolare proprio quasi come Obama, è in bilico. E l'esito del voto dei 37 milioni di abitanti che rinnoveranno i 388 seggi della House of Commons potrà dare o meno conferma a queste tesi. I sondaggi, però, indicano un testa a testa tra il suo partito liberale e quello conservatore guidato dall'ancor più giovane ma meno carismatico quarantenne Andrew Scheer. I due leader sono intorno al 31%, troppo poco per conquistare la maggioranza. Alle loro spalle alcuni partiti minori, tra cui New Democratic Party e il leader di origine indiana, Singh, un Avvocato quarantenne che gira con il turbante della sua religione sikh e il Green Party della veterana Elizabeth May, 65 anni, unica leader donna di questa incerta campagna elettorale. Il suo partito è attestato intorno all'8%. Il fronte progressista include anche il Bloc Québécois, mentre a destra c'è il People's Party of Canada. Se nessuno dei due frontrunner strapperà la maggioranza sembra quindi più semplice la creazione di un Governo di coalizione di sinistra, a cui, però, Trudeau dovrà inevitabilmente fare delle concessioni, che però potrebbero, magari, essere anche la chiave per un suo rilancio a livello nazionale e internazionale dopo tutte le polemiche.