Le accuse di ribellione, sedizione e malversazione si sono trasformate in un mandato di arresto da parte del giudice dell’Audiencia Nacional, Carmen Lamela, nei confronti degli otto esponenti del governo catalano che si sono presentati davanti al giudice di Madrid. Tra questi, anche il vicepresidente Oriol Junqueras . Sono state così accolte le richieste del procuratore di Stato che, temendo la fuga di tutti i membri dell’esecutivo catalano, aveva domandato la detenzione preventiva, senza cauzione, per ognuno di loro, eccezion fatta per l’ex ministro Santi Vila, dimessosi il giorno prima della dichiarazione d’indipendenza. La Procura ha inoltre chiesto al giudice di spiccare un mandato di arresto europeo per il deposto presidente catalano Carles Puigdemont e i quattro ministri che si trovano ancora con lui a Bruxelles. “È una giornata buia per la Catalogna”, ha commentato a caldo il sindaco di Barcellona Ada Colau: “Il governo eletto democraticamente nelle urne è in carcere”, ha denunciato: “mi vergogno che il mio Paese metta in prigione gli oppositori. Non vogliamo l’indipendenza della Catalogna, ma diciamo libertà per i prigionieri politici”, ha twittato il leader di Podemos, Pablo Iglesias. Anche le reazioni della piazza non hanno tardato ad arrivare. Gli indipendentisti hanno annunciato una grande manifestazione per il 12 novembre, organizzata su internet dall’associazione Omnium Cultural, il cui leader, Jordi Cuixart, si trova attualmente in carcere con l’accusa di sedizione.