Non serve la traduzione per capire la preoccupazione di chi lo scorso 18 luglio era di fronte alla Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, a Nantes, in fiamme. Oggi un ruandese richiedente asilo, di 39 anni ha confessato di aver provocato volontariamente il rogo. È stato identificato solo come Emanuel ed era tra i volontari addetti alla sicurezza della Basilica. Era già stato fermato lo stesso giorno dell'incendio e poi rilasciato, ma c'erano contraddizioni nella prima versione nei fatti. Era molto istruito ed era un frequentatore abituale del luogo, ha detto di lui, l’organista Michel Bourcier, non c'era motivo di sospettare qualcosa, ha ribadito il rettore della Basilica, un simbolo cittadino non soltanto religioso, evidentemente, che Emanuel ha scelto di colpire dopo che la scorsa settimana aveva chiesto di essere regolarizzato, inviando richieste di aiuto via mail anche a diversi membri della Diocesi. Lo status di rifugiato, gli era stato negato già in passato, ora rischia 10 anni di carcere e 150.000 euro di multa. Distrutto nell'incendio anche il grande organo del 1621, diversi arredi e alcune opere d'arte nella Cattedrale, senza però intaccarne la struttura che era già sopravvissuta ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale a un altro incendio, più grave, nel 1972. Impossibile non rivedere in quelle immagini e in quelle della scorsa settimana le fiamme che avvolgevano Notre-Dame a Parigi, 15 mesi fa.