Si tratta solo di un passaggio procedurale, ma non per questo meno significativo. Gli Stati Uniti hanno presentato ufficialmente alle Nazioni Unite, i documenti necessari per uscire dall'accordo sul clima di Parigi, così come annunciato da Donald Trump, nel 2017. Una volta presa la decisione, infatti, ci sono voluti alcuni mesi per mettere a punto tutte le carte per valutare le ricadute normative, così come ci vorrà un altro anno per terminare il processo. L’uscita, infatti, sarà definitiva e ufficiale solo il 4 Novembre 2020, il giorno dopo le elezioni presidenziali, in cui Trump cercherà di essere riconfermato. Eppure essendo in clima un argomento di peso, non lo sarà in modo particolare per questa campagna elettorale, avvelenata da una situazione politica divisiva e radicalizzate. Secondo gli ultimi sondaggi, il Paese resta spaccato in due e nonostante Trump sia in continuo calo di popolarità, la sua strada verso un secondo mandato è tutt'altro che compromessa. Come successe, infatti, nel 2016 il Presidente potrebbe perdere il voto popolare e comunque vincere le elezioni, se riuscirà, come sembra al momento, a mantenere il vantaggio in alcuni Stati chiave come il Michigan, il Wisconsin, la Florida, l’Arizona e il nord Carolina e la Pennsylvania, Stati che Trump è riuscito tre anni fa a spostare nel campo repubblicano e dove in alcuni casi continua ad essere avanti nei consensi, anche rispetto a Joe Biden che al momento sembra, fra i candidati democratici, l'unico che potrebbe rappresentare una seria insidia per il Presidente. Tutto comunque ancora da decidere, visto che lo stesso Biden è in difficoltà all'interno del suo stesso partito e si avvicina alle primarie con poche certezze, senza contare le ricadute che subisce rispetto all'Ucrainagate, una di quelle questioni che impensierisce molto anche lo stesso Trump.