Il lavoro deve andare avanti, altre opzioni sono sul tavolo. Non è neanche escluso un nuovo strumento di debito comune europeo, anche se non è citato ufficialmente. Il tema è sempre quello come finanziare il piano di riarmo europeo cui 27 stati membri si sono detti d'accordo ad inizio mese. Il principio è condiviso da tutti, o per motivi storici, geografici di prossimità o di timore della Russia, o per ragioni ideologiche o pragmaticamente perché ci si rende conto che l'Europa si deve difendere da sola se gli Stati Uniti non sono più disposti a farlo, ma gli strumenti economici per riarmarsi non sono altrettanto condivisi. I leader europei, quindi, si sono accordati da una parte per trasformare presto in realtà proposte della Commissione che prevedono la sospensione del patto di stabilità le spese di difesa e 150 miliardi di prestiti garantiti da Bruxelles a disposizione, dall'altra per continuare ad esplorare nuove vie di finanziamento. Oltre a discutere di come armarsi, il Consiglio Europeo ha affrontato anche l'argomento Ucraina, con Zelensky in videocollegamento. Ancora una volta su questo tema l'Ungheria si è sfilata dalle dichiarazioni finali, che hanno riaffermato l'incrollabile supporto a Kiev e chiedono una pace giusta e duratura. A parte le dichiarazioni però è tramontata completamente la proposta di fornire a Kiev 40 miliardi di euro nel 2025. Il finanziamento di cui ora si parla è sceso a cinque miliardi, un segnale ulteriore della fatica da parte dei partner europei, di continuare a fornire aiuti e della necessità, condivisa anche a Bruxelles, di arrivare presto alla fine del conflitto, per potersi concentrare solamente su come garantire all'Ucraina che la Russia non riprovi più ad invaderla. .