Proposta ammirevole ma impraticabile, almeno per ora. É questa la prima reazione ufficiale della Corea del Nord attribuita dai media locali alla sorella del leader Kim Jong-un, Kim Yo-jong alla proposta lanciata dal Presidente sudcoreano Moon Jae-in, all'assemblea generale dell'ONU. "È ora di porre fine alle nostre possibilità, dichiarare formalmente la fine della guerra e firmare un trattato di pace", aveva detto Moon, giunto alla fine del suo mandato e con un indice di popolarità in netto calo. Il nord ci ha messo qualche giorno per rispondere ma alla fine ha rispedito al mittente la proposta. "Ammirevole proposta" ha detto la sorella di Kim, ma al momento non ci sono le condizioni, occorre che gli Usa cessino prima ogni forma di ostilità e di aggressione nei nostri confronti. La guerra di Corea come è noto, breve quanto violenta, è finita nel luglio 1953 con un armistizio. Formalmente, dunque, il conflitto e ancora in corso. Dal punto di vista del diritto internazionale poi la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la Corea del Nord non ha mai riconosciuto il sud e viceversa, per cui un eventuale trattato di pace dovrebbe essere firmato con gli Stati Uniti e solo in un secondo momento dopo un eventuale, quanto improbabile, reciproco riconoscimento tra i due stati in cui attualmente è divisa la penisola. Molti sostengono che più che una proposta concreta si tratti di un tentativo, probabilmente condiviso, dai due paesi tra i quali anche nei momenti di maggior tensione c'è sempre un collegamento diretto di ricordare al mondo, dopo il fallimento del Vertice di Hanoi e dei negoziati della denuclearizzazione che tra le tante questioni, vecchie e nuove, da affrontare e risolvere c'è anche quella della penisola coreana e dell'unico popolo costretto, dal dopoguerra, a vivere ancora diviso.