Durante la corsa estiva alla premiership Liz Truss, ora Primo Ministro del Regno Unito, a esplicita domanda di un giornalista, aveva risposto di escludere qualsiasi rischio di blackout in inverno. Adesso la National Grid, multinazionale britannica di servizi di elettricità e gas con sede a Londra, ha messo in guardia rispetto alla possibilità, per quanto estremamente remota, di un blocco dell'energia di 3 ore al giorno, qualora l'inverno fosse molto rigido e la domanda si impennasse. Per evitare che lo scenario peggiore si compia, le famiglie britanniche sono già esortate a far andare lavatrici e lavastoviglie la notte. Si sta anche valutando la possibilità di dare £10 al giorno, circa €12, ai nuclei familiari e agli esercizi commerciali che si renderanno disponibili a non usare elettricità quando necessario. Il Regno Unito si trova in una posizione migliore di molti altri paesi europei per quanto riguarda gli approvvigionamenti di energia: ha fonti, ad esempio, maggiori e più diversificate. Ma è anche vero che l'inverno può essere particolarmente freddo e le case britanniche hanno molti problemi di isolamento termico. Per questo da Praga, dove si trova per il primo incontro della Comunità Politica Europea, Truss non è riuscita a escludere il rischio di interruzioni. La prospettiva di un blackout di 3 ore al giorno ha messo in allarme diverse organizzazioni nel settore sanitario, preoccupate soprattutto per le sorti di malati cronici che dipendono da macchinari, come ad esempio i pazienti in dialisi. Diverse ONG stanno chiedendo che queste categorie vengano specialmente tutelate e denunciano che, a causa del rincaro dei prezzi dell'energia, più di 8 milioni di famiglie britanniche potrebbero già trovarsi, a partire da questo mese, in uno stato di cosiddetta "fuel poverty" quando cioè oltre il 10% delle entrate mensili viene impiegato per pagare elettricità e riscaldamento.