Prima delle ultime elezioni presidenziali che si sono tenute lo scorso gennaio a Taiwan, migliaia di elettori hanno ricevuto sui social alcuni messaggi, specialmente sotto forma di meme, che alludevano al fatto che William Lai, uno dei candidati, fosse sospettato di appropriazione indebita. Tutto falso e Lai ha comunque vinto le elezioni. Ma non è un dettaglio che l'esponente del Partito Democratico Progressista fosse, fra i tre candidati, il meno gradito alla Cina. Ora si apprende che dietro quei messaggi falsi c'era un gruppo di lavoro specializzato nell'uso dell'intelligenza artificiale e appoggiato direttamente da Pechino. Almeno così sostiene il team di intelligence che lavora dentro Microsoft per proteggere il gigante dell'informatica da attacchi esterni. Secondo l'azienda americana, ed è l'aspetto più inquietante, quelle che si sono viste in azione a Taiwan sono solo le prove generali di ciò che potrebbe accadere in vista degli altri importanti appuntamenti elettorali di quest'anno. Corea del Sud, India e soprattutto Stati Uniti. Nel rapporto appena pubblicato, Microsoft avverte che la Cina sta già lavorando per interferire nelle campagne elettorali, come minimo per sostenere posizioni che avvantaggino in qualche modo Pechino. Come lo sta facendo? Diffondendo ad esempio negli Stati Uniti post che pongono domande controverse per un'opinione pubblica già parecchio polarizzata fra sostenitori di Biden e Trump. È il caso, ad esempio, di un post che chiede: meglio secondo te un investimento pubblico di 75 miliardi per sostenere l'Ucraina e Israele o uno di 20 miliardi per rafforzare il confine col Messico contro i migranti? Nell'inquietante rapporto di Microsoft, va detto, una nota positiva c'è, la capacità di influenza sugli elettori di questi messaggi viene considerata limitata. Almeno per adesso, però.