I tempi sono stretti e le pressioni molto forti. In un contesto così esasperato è facile scivolare, è quanto accaduto al colosso farmaceutico Sanofì, che attraverso i suoi vertici aveva avvisato che avrebbe servito gli Stati Uniti in via prioritaria se avesse trovato un vaccino contro il Covid-19, e questo perché gli USA hanno investito più fondi nella ricerca, dimostrandosi molto più veloci dell'Unione Europea. Apriti cielo, immediata la presa di posizione di Emmanuel Macron: “Il vaccino è un bene pubblico, fuori dalle logiche di mercato. Il virus non ha confini”, ha sottolineato il Presidente francese che si è poi impegnato affinché il vaccino venga reso disponibile a tutti nello stesso tempo. Sulla stessa linea il premier Edouard Philippe, secondo cui la parità d'accesso di tutti al vaccino non è negoziabile. A gettare acqua sul fuoco il Presidente di Sanofì, secondo cui la sua azienda non darà la priorità agli Stati Uniti per il vaccino contro il Covid-19 se anche l'Unione Europea si mostrerà efficace nel suo sviluppo. Nonostante la dichiarazione tesa a tranquillizzare gli animi, i vertici del colosso farmaceutico sono stati convocati all'Eliseo per l'inizio di settimana prossima. Polemiche a parte, l'agenzia europea del farmaco ha detto che servirà almeno un anno per il vaccino, più difficile sia pronto per l'autunno, come paventato dal professor Fauci, consigliere scientifico dell'amministrazione Trump. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, sono oltre 110 vaccini contro il Sars-Cov-2, a cui stanno lavorando decine di centri ricerca sparsi nel mondo. Molti dei laboratori sono ancora in una fase preclinica e solo 8, secondo l'OMS, sono stati ammessi alla fase due, e cioè alla sperimentazione sull'uomo.