Il suo nome deriva dal fiume Ebola, nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, dove avvenne la prima epidemia nel 1976. Ebola, il virus le cui particelle al microscopio elettronico assumono le sembianze di un filo di spaghetti. Finora sono stati isolati 4 ceppi, 3 sono quelli letali. Il tasso di mortalità varia tra il 50 e il 90% secondo il ceppo virale. Venne scoperto, dicono gli esperti, durante la costruzione della rete autostradale transafricana, che collega le maggiori città dell'Africa, tra gli anni Settanta e Ottanta. Sull'asse Kinshasa-Nairobi dal Congo al Kenya, nel profondo delle foreste tropicali, il virus si riattivò molto probabilmente per via degli interventi di disboscamento. Inizialmente si moltiplicò senza che alcuno ne rilevasse l'esistenza. Poi le persone cominciarono a morire nelle dieci epidemie che seguirono negli anni. La più grave si sviluppò tra il 2013 e il 2016 dalla Guinea del Sud e fu la più violenta, oltre 11 mila morti per un totale di circa 29 mila casi secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'attuale epidemia in Congo è iniziata un anno fa nella provincia del Nord-Kivu, poi si è diffusa. Due casi di ebola sono stati registrati lo scorso giugno in Uganda e un primo caso a luglio a Goma, seconda città più grande del Congo, sede di un aeroporto internazionale. 1.800 i morti finora registrati. Un'emergenza sanitaria globale secondo l'OMS e soprattutto in zone impervie dove anche la guerra sta decimando lo strato sociale ed economico dell'area. Gli ospiti naturali dei virus sono i pipistrelli, che però non sviluppano la malattia, ma infettano altri animali, scimmie, antilopi, istrici, che a loro volta lo trasmettono agli umani. Il contagio non avviene per via aerea come l'influenza, ma attraverso i fluidi corporei di una persona malata, sangue, vomito, feticci. L'incubazione dura dai 2 ai 21 giorni. Al momento non c'è alcun vaccino, ma ci sono diverse cure in fase di test che mirano a contenere il virus. In Italia non si sono verificati casi di trasmissioni di ebola e in generale in Europa il rischio di epidemie è improbabile. Tuttavia l'attenzione resta alta, l'Africa è la nostra vicina di casa, martoriata e ferita il più delle volte.