Una telefonata per cercare lo spiraglio necessario a sbloccare il grano e il mais fermi nei porti ucraini. Il Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Scholz hanno sentito il leader russo Putin e incassato la sua disponibilità, almeno sulla carta, a trovare una soluzione. Oltre che un’apertura a continuare i colloqui di pace con Kiev, sebbene su questo fronte non si muova nulla da tempo. Il Mar Nero è infestato da mine e presidiato da navi e sottomarini russi. Nei porti del Paese invaso dalla Russia sono bloccati almeno 6 milioni di tonnellate di grano e circa 14 milioni di tonnellate di mais. L’Ucraina è il più grande produttore mondiale di questi cereali. Dalle sue esportazioni dipendono per oltre il 60% del proprio fabbisogno nazionale Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran. Quest’anno l'80% dei campi ucraini è stato seminato regolarmente e soprattutto, nonostante il conflitto in corso, la produzione di grano sarà paragonabile a quella del 2021. L’Unione Europea lunedì discuterà circa la possibilità di dare il via ad una missione per scortare le navi cariche di grano dall’Ucraina verso il Mediterraneo. Il blocco, che da mesi costringe dentro a silos e container questi beni di prima necessità, sta creando un’emergenza alimentare che per primi tocca i Paesi più poveri. Bisogna evitare una carestia. Provocherebbe vittime ed instabilità politica, ma non solamente. La fame -ed è questo che forse preoccupa più di tutto Bruxelles- spingerebbe milioni di persone a migrare dal Sud del mondo verso il Nord, verso l’Europa.