Fresca di rilascio dopo il fermo in Germania l'attivista Greta Thunberg torna a Davos per la terza volta a puntare il dito contro i potenti della terra. 4 anni fa li aveva già avvertiti che la casa comune è ormai in fiamme, stavolta rifiuta di partecipare in veste ufficiale, e in un evento collaterale consegna al capo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Fatih Birol una petizione con le firme di quasi 900 mila giovani per chiedere lo stop a nuovi siti per l'estrazione di petrolio, gas e carbone, che bloccherebbero la transizione verso l'energia pulita. Dito puntato non solo contro le società energetiche ma anche contro le istituzioni finanziarie che supportano investimenti in combustibili fossili. A Davos, dice Thunberg, ci sono le persone che stanno più alimentando la distruzione del pianeta, eppure in qualche modo, queste sono le persone su cui sembriamo fare affidamento per risolvere i nostri problemi. Dal canto suo il Capo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia ha ringraziato le attiviste ma ha ricordato che per la transizione verde serve comunque un mix di fonti, soprattutto di fronte alle preoccupazioni crescenti per la sicurezza energetica globale. Dalla parte di Greta si schiera invece l'ex vicepresidente americano Al Gore anch'egli a Davos. La crisi climatica, ha ammonito, peggiora più velocemente di quanto il mondo riesca a prendere contromisure.