Nel contesto dell'inasprimento del conflitto siriano si è riacceso il fronte orientale dove sono presenti forze filo-USA e forze filo-iraniane a sostegno di rispettivi clienti armati locali. A diverse centinaia di miglia a est di Aleppo i combattenti di una coalizione guidata dai curdi e sostenuta dagli Stati Uniti hanno combattuto contro le forze governative a est del fiume Eufrate, zona sotto il controllo delle milizie filo- iraniane che insieme alla Russia sostengono e finanziano militarmente il regime di Assad aprendo un fronte per l'esercito di Damasco. Intanto dopo l'assalto lampo ad Aleppo i miliziani guidati dall'islamista Hayat Tahrir al-Sham, ex affiliato di al-Qaida che combatte al fianco dei gruppi ribelli jiadisti sostenuti dalla Turchia, sono avanzati verso sud in direzione di Hama. Dal 2016, da quando Damasco ha ripreso il controllo di Aleppo, questa è la prima vera sfida che Assad si trova a dover affrontare. La disfatta delle forze dell'esercito siriano e le notizie del crollo delle loro linee difensive hanno minato il controllo del dittatore sul paese già frammentato. Secondo il presidente turco Erdogan, uno dei principali sostenitori dei gruppi che si oppongono ad Assad, l'avanzata dei miliziani dimostra che il presidente siriano ha bisogno di dialogare con l'opposizione. Per fermare la guerra alti funzionari di Russia, Iran, Turchia e Qatar si dovrebbero incontrare a margine del forum di Doha mentre la popolazione paga il prezzo più alto. L'escalation preoccupa l'alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, mentre dalla fine di novembre, secondo le Nazioni Unite, sono circa 50 mila gli sfollati a causa dei combattimenti che hanno causato centinaia di morti per lo più tra i combattenti.