Accordo per il cessate il fuoco mai così vicino, le prossime ore saranno decisive per i colloqui che si svolgeranno al Cairo dove vola, intanto, il presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen. Sul tavolo una tregua di 60 giorni con il rilascio prioritario di alcune decine di ostaggi più a rischio, a cambio di oltre 700 prigionieri palestinesi. Fonti informate sulle trattative fanno sapere che Hamas stia cercando garanzie dalla futura amministrazione Trump che Israele non riprenderà le ostilità al termine della tregua, in cambio il gruppo palestinese ha accettato la presenza seppur diluita, del contingente israeliano sul corridoio Netzarim, la strada che divide in due la striscia di Gaza, e su quello di Filadelfi al confine con l'Egitto. Sarebbe previsto anche un sorvegliato rientro degli sfollati palestinesi al Nord. Anche Israele conferma che l'accordo è vicino tramite le dichiarazioni del ministro della difesa Katz che però aggiunge l'imperativo israeliano di mantenere la possibilità di azione militare dentro l'enclave sul modello dei territori palestinesi occupati in Cisgiordania. Le famiglie degli ostaggi insorgono contro la possibilità di un accordo parziale e chiedono con forza al Governo di trovare una soluzione che riporti a casa tutti gli ostaggi, mentre le destre di governo si sono già dichiarate contrarie ad un qualsiasi accordo che non permetterà futuri insediamenti israeliani dentro Gaza. Il momento ormai è palpabile, la popolazione di Gaza Lancia ormai appelli disperati, soprattutto ora che anche l'area umanitaria di ... è al centro di feroci scambi di fuoco mentre l'amministrazione americana sta affrontando una causa legale da parte alcune persone con doppia cittadinanza americana e palestinese per i finanziamenti all'esercito israeliano, accusato di aver compiuto crimini di guerra contro la popolazione civile.