È l'ufficiale militare di più alto grado ucciso in Russia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina Igor Kirillov. Aveva il compito di guidare le forze di difesa radiologica, chimica e biologica dell'esercito russo. Un ruolo che ricopriva dal 2017, e che l'ha portato a fare i conti, durante la guerra in Ucraina, con l'accusa di aver utilizzato armi proibite, nonché la cloropicrina, un agente soffocante molto usato come lacrimogeno sin dalla prima guerra mondiale che, dopo una prolungata esposizione, può avere conseguenze letali, per questo Kiev lo aveva incriminato in contumacia. Stando ai dati diffusi dall'Ucraina, infatti, nel giro di tre anni Mosca sarebbe ricorsa alle armi chimiche circa 4.800 volte. È la ragione per cui questo militare di lungo corso, nato nel 1970, formatosi nelle accademie militari sovietiche, è stato oggetto di sanzioni anche da parte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Ma non ci sono solo le armi chimiche nel suo percorso. Kirillov ha contribuito allo sviluppo di nuove armi, tra queste un nuovo sistema lanciafiamme pesante, e tra gli alti ufficiali russi è stato uno di quelli che più si è fatto promotore di disinformazione e fake news. Aveva anche ripetutamente affermato, tra le altre cose, che Kiev stesse sviluppando una bomba sporca, un'arma contenente anche materiale radioattivo. Affermazioni smentita dalle organizzazioni indipendenti che si occupano di fact checking e per cui Mosca non ha mai esibito alcuna prova.