Hillary Clinton, dal SexyGate alla corsa alla Casa Bianca

13 apr 2015
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È il 7 giugno 2008. Hillary Clinton ha appena annunciato l’addio alla corsa alla Casa Bianca, sconfitta alle primarie da Barack Obama. Ai sostenitori riuniti sotto le volte del National Building Museum di Washington tanti ringraziamenti e una dichiarazione che sa tanto di promessa: mentre siamo qui riuniti, la cinquantesima donna nella storia sta orbitando nello spazio; se possiamo spedire cinquanta donne nello spazio, un giorno lanceremo una donna alla Casa Bianca. Sette anni dopo, quel giorno è arrivato. Hillary di anni oggi ne ha 67. Nel frattempo è diventata nonna; si è addolcita, ma solo un po’. Mica puoi esagerare se sei stato Segretario di Stato e moglie di Bill, che gliene ha fatte passare più d’una! Ma lei, nata a Chicago in una famiglia metodista, è sempre stata una tosta. Dalla Maine South High School all’Università di Yale, mai un cedimento. Non sarebbe riuscita a superare, altrimenti, le performances sessuali del marito con Monica Lewinsky, lo scandalo planetario che ne seguì, il veleno che attraversò la famiglia. È il Sexgate e niente sarà più come prima. Ma lei tiene duro, forse ricorda le parole di un’altra famosa First Lady, Nancy Reagan: “una donna è come una bustina di thè, è solo quando si trova nell’acqua calda che si realizza quanto è forte”. “Ciascuno di noi si trova di fronte a scelte difficili nella propria vita”, scrive Hillary all’inizio del suo ultimo libro. Una sorta di autoanalisi camuffata da racconto, per liberarsi di una dolorosa zavorra psicologica. Una vita recente fatta di soddisfazioni professionali e momenti bui, come nel 2013, quando venne ricoverata in ospedale per un embolo causato da una commozione cerebrale provocata da una caduta; o come all’inizio di quest’anno, quando è stata travolta dalla bufera del cosiddetto “Emailgate”, accusata di aver usato, mentre rivestiva la carica di Segretario di Stato, durante il primo mandato di Barack Obama, il server di posta personale per inviare messaggi ufficiali, in tutto sessantamila, tra inviati e ricevuti. È stata scaraventata nel cuore della polemica sollevata dai repubblicani, ma è uscita indenne anche da questo tornado mediatico, perché è forte e perché c’è Bill. “Nessuno mi capisce meglio di lui; anche dopo tutti questi anni, è ancora la persona più interessante, energica e piena di vita che ho mai conosciuto” ha scritto nel suo libro Living History, e aveva l’aria di non mentire. I biografi ricordano che divenne la prima studentessa nella storia del Wellesley College a presentare la cerimonia di consegna dei diplomi. Il discorso di Hillary ricevette un’ovazione pubblica durata sette minuti. È passato mezzo secolo, forse il tempo del grande applauso sta per tornare.

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