Il pugno duro del regime non dà tregua. Arrivano due nuove condanne a morte dopo quella che ha stroncato la vita a Mehdi Zare Ashkzari, ex studente a Bologna carcerato e torturato in cella, colpevole di essersi unito ai manifestanti in piazza. Eccolo, mentre mostra le violenze subite dopo un primo arresto. Poi una seconda volta in prigione, le torture, il coma e la fine della sua esistenza. Un'altra condanna a morte è arrivata ieri sul capo di Mehdi Mohammadi Fard, 18enne arrestato durante le proteste a Nowshahr. Per lui una doppia sentenza di condanna a morte con l’accusa, tra le altre, di guerra contro Dio. Mentre altre tre persone dovranno subire un nuovo processo, ritenute colpevoli dell’omicidio di un miliziano durante le proteste che da mesi agitano le piazze del Paese per la morte di Mahsa Amini, su altri 11 imputati gravano lunghe pene detentive. Teheran non cede, nonostante l’indignazione del mondo e le reazioni internazionali. Come quella del governo britannico che includerà la Guardia Rivoluzionaria dell’Iran nella lista delle organizzazioni terroristiche. O le parole del ministro degli esteri italiano Antonio Tajani che chiede all’Iran di interrompere le esecuzioni e aprire un dialogo con i manifestanti. Quello che sta accadendo – dice Tajani – è inaccettabile. Inaccettabile come il programma Nazer dell’Iran che ha come obiettivo le donne e il loro modo di indossare il velo che vede la ripresa delle attività delle pattuglie dell’Irshad, la polizia morale. Mentre Sara Khadem, la scacchista che ai mondiali in Kazakhistan ha giocato senza il velo obbligatorio e ora disconosciuta dal suo paese, non tornerà a casa. Si trasferirà forse in Spagna con il marito regista e il bimbo di un anno.