Dall’Executive order sull’immigrazione all’escalation sulla Siria e l’Iraq. Nulla sembra scuotere Donald Trump dalle sue dottrine, alcune delle quali però non erano ben definite prima delle elezioni, ed ora si palesano, alzando diversi interrogativi. Su tutti, appunto, la questione siriana e irachena, con Trump che blocca a tempo indefinito l’accesso ai rifugiati che scappano dalla guerra in entrambi i Paesi, mentre contemporaneamente vuole intervenire militarmente negli stessi, in modo più incisivo, con la giustificazione di voler sconfiggere lo Stato islamico. Per questo motivo nei suoi piani si prevedono più uomini delle forze speciali in campo in Siria e in Iraq, ed il dispiegamento sul terreno di artiglieria pesante ed elicotteri da combattimento. Lo scopo principale sarebbe dunque quello di conquistare le principali roccaforti dell’Isis, in Iraq, Mosul. Inoltre si pensa a maggiori poteri decisionali al Pentagono e ai vertici militari per rendere più veloce l’autorizzazione di operazioni sul campo. Donald Trump ha dato quindi trenta giorni di tempo al Segretario della Difesa, James Mattis per presentare alla Casa Bianca un piano d’azione che il Tycoon ha fortemente promesso in campagna elettorale, l’ormai famoso piano segreto per distruggere definitivamente l’esercito del Califfato. Inoltre, con il Segretario di Stato Rex Tillerson, dovrà essere messo a punto un altro piano: quello per la creazione delle safe zones promesse da Trump in Siria. Zone di sicurezza che preoccupano però Russia e Turchia, sempre più vicine sull’asse che porta direttamente a Damasco Bagdad, Washington permettendo.