Una risposta ci sarà. Il Premier israeliano Netanyahu ha messo diverse ipotesi sul tavolo con l'obiettivo di colpire Teheran ma evitando di provocare una guerra totale e soprattutto di compromettere i rapporti già molto tesi con gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali. Proviamo a metterle insieme. La prima, forse la più probabile perché messa in campo già altre volte da Tel Aviv, è colpire proxy in territorio "altro" dall'Iran come già avvenuto il Libano, Iraq e Siria, attaccando i depositi di armi o direttamente le milizie filoiraniane. L'altra avrebbe come obiettivo una centrale nucleare, la più avanzata e temibile del programma di arricchimento dell'uranio. Ma in questo caso l'attacco sarebbe su territorio iraniano e potrebbe spingere Teheran a una posizione ancora più dura. Terza ipotesi, quella di un cyber attacco su larga scala che paralizzi le infrastrutture sensibili. Sul tavolo c'è sempre l'opzione di colpire personaggi importanti della nomenclatura iraniana con omicidi mirati. Come quello contro Mohammad Reza Zahedi, uno dei più importanti generali dei Pasdaran, le Guardie Rivoluzionarie, ucciso nell'attacco all'ambasciata iraniana di Damasco in Siria all'inizio di aprile. Ultima ipotesi ma non per questo improbabile, l'attacco a un luogo altamente simbolico come una moschea. In questo caso però, senza provocare vittime.