Non è una vera e propria cancellazione del regolamento di Dublino, come annunciato nei giorni scorsi, piuttosto una sua riforma in alcuni punti. Il nuovo patto sull'immigrazione proposto dalla Commissione europea non è dunque rivoluzionario proprio per evitare di essere impallinato dai veti incrociati dei 27 governi, ma contiene comunque qualche novità importante. Non discutiamo del se uno stato membro debba aiutare, ma di come debba farlo, dice la Presidente von der Leyen, dunque, rimane il principio della solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo ingresso come l'Italia, ma le capitali potranno scegliere tra due possibilità ricollocare una quota di rifugiati sul proprio territorio, opzione che ha già visto in passato e vede tuttora la totale opposizione di alcuni stati, oppure, ecco la novità, sponsorizzare con mezzi e risorse finanziarie, il rimpatrio di una quota di migranti economici, e dunque senza alcun titolo per ottenere il diritto d'asilo. Rimpatri, che finora sono andati a segno solo nel 30% dei casi per migliorare la situazione, dunque, l'Unione Europea, punterà a rafforzare gli accordi con i paesi di partenza. Infine, per velocizzare le procedure si prevede un primo screening già alla frontiera o allo sbarco per individuare, entro cinque giorni al massimo, chi può legittimamente ambire alla protezione internazionale e chi no. Il Premier Conte, definisce la proposta della commissione un importante passo verso una politica migratoria davvero europea e chiede che i Paesi di arrivo non siano lasciati soli. Ora la parola passa ai 27 governi, ma se la trattativa sulle Recovery Fund è stata difficile, quella sui migranti, un tema elettoralmente forse ancora più sensibile si preannuncia davvero complicatissima.