La conclusione del viaggio di Francesco in Giappone ha un po' il sapore dell’inizio. E se in questi giorni Bergoglio aveva incitato i ragazzi del Sol Levante a non smarrire i sogni della gioventù, il Giappone è il suo sogno giovanile realizzato in vecchiaia. Dopo l’ordinazione a sacerdote, avrebbe voluto venire qui da missionario gesuita e i suoi superiori glielo impedirono. Ora in missione c'è venuto, ma da Papa, e l'ultimo appuntamento del viaggio, l'unico della giornata prima di ripartire per Roma, è proprio nell’università dei suoi gesuiti, la prestigiosa Sophia University of Tokyo. È il sapore di una rivincita, da lui vissuta nella fede e nell'abbandono ai progetti di Dio. L’università accoglie 12.000 studenti, la maggior parte non cattolici, e Francesco dice che lo studio universitario non deve essere considerato un privilegio di pochi. Per secoli qui in Giappone il cristianesimo subì persecuzioni, nacquero i cosiddetti “cristiani nascosti” che vissero senza sacerdoti e per sfuggire al potere usarono vari stratagemmi. Al Papa al termine dell'incontro viene regalata un'immagine della Madonna, utilizzata dai cristiani nascosti. Assomiglia a un Buddha misericordioso, ma in realtà era una donna, la Vergine Maria, che i cristiani potevano così tenere nelle loro case e usare negli incontri comuni, senza essere uccisi.