L'obiettivo dell'accordo, concordato tra Parlamento Europeo e Consiglio a dicembre 2023, è superare il regolamento di Dublino, sostituendo la logica della responsabilità del primo Paese di approdo, con quella della solidarietà tra i 27, individuando una strategia comune nella gestione del fenomeno migratorio. In base alle regole precedenti, infatti, ad essere responsabile della domanda d'asilo era il Paese in cui il richiedente aveva compiuto il primo ingresso: il nuovo patto bilancia invece la gestione, almeno nelle intenzioni, diluendola tra gli stati membri che potranno scegliere se trasferire i richiedenti asilo nel proprio territorio o sostenere economicamente e operativamente i Paesi frontalieri più esposti agli arrivi. Tra le altre misure c'è poi l'aumento dello screening dei migranti, grazie a regole uniformi, per identificare i cittadini extra-europei al momento dell'arrivo, e lo sviluppo di una banca dati comune, chiamata Eurodac, più accurata e completa, che rilevi i movimenti non autorizzati. Le procedure di asilo e di rimpatrio saranno più rapide, con tempi più brevi per le domande manifestamente inammissibili e con i richiedenti che, in questo caso, saranno rimpatriati in meno di 12 settimane. Uno dei regolamenti del pacchetto è dedicato poi alla gestione delle "situazioni di crisi e delle forze di causa maggiore", che istituisce norme eccezionali per attivare meccanismi di solidarietà in casi di arrivi molto numerosi, come ad esempio nel caso dell'Ucraina, e per contrastare la strumentalizzazione dei migranti per destabilizzare l'Unione Europea, come accaduto al confine tra Polonia e Bielorussia.