Mancano meno di due mesi, ma i giochi non sono ancora fatti, perché l’Eliseo è ambizione di molti, che nella corsa però perdono pezzi. La partita comunque resta in gran parte da giocare a destra, ma i pretendenti alla Presidenza francese potrebbero cambiare, con i nuovi nomi già pronti a calpestare gli scandali di chi li ha preceduti. Anche perché, i sondaggi sono implacabili. L’attuale candidato del centrodestra, François Fillon, che fino a poco fa sembrava il nome vincente, sta ora vivendo un’agonia personale, travolto dallo “scandalo Penélope”. Penelope è il nome della moglie. Fillon è accusato di aver ricevuto fondi pubblici per retribuire un suo incarico fittizio, come assistente parlamentare. Lui nega e si ritiene vittima di un assassinio politico, ma i giudici vanno avanti e lo hanno convocato per un interrogatorio fissato il prossimo 15 marzo. Sette francesi su dieci gli chiedono dunque di lasciare. Al suo posto potrebbe arrivare Alain Juppé, il moderato che fu pesantemente battuto dallo stesso Fillon nelle primarie. Se dovesse concorrere al suo posto, secondo i sondaggi, arriverebbe in testa al primo turno del 23 aprile, davanti a Emmanuel Macron, l’indipendente del partito “En Marche!”, in grande ascesa, ma non immune da critiche e contestazioni, e alla leader del Front Nazional, Marine Le Pen. Al momento comunque nulla è sicuro, e le sorprese sono ancora possibili. Con una sola certezza: il Presidente in carica François Hollande non si ricandida, conscio della scarsa popolarità fra i francesi. Nelle primarie dei socialisti si è imposto Benoît Hamon, con un programma di sinistra radicale che ha però poche speranze di far presa su un elettorato conservatore come quello francese. E non va molto meglio per il candidato comunista Jean-Luc Mélenchon. Marie Le Pen naviga in alto, nei sondaggi, ma è stata raggiunta da una convocazione giudiziaria per la vicenda dei contributi ricevuti per i falsi assistenti nell’Europarlamento. Potrebbe comunque arrivare al ballottaggio, ma a quel punto scatterebbe nei francesi il riflesso per cui sarebbe meglio votare chiunque, magari turandosi il naso, piuttosto che far vincere il candidato dell’estrema destra.