Proteste a Beirut contro il governo dopo le esplosioni

07 ago 2020
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È accaduto davanti al Parlamento, in pieno centro a Beirut. I manifestanti non erano molti, ma arrabbiati con il Governo, con le élite politiche che ritengono responsabili delle esplosioni che martedì hanno devastato vaste aree della capitale libanese. Ci sono stati scontri con le forze dell'ordine che hanno utilizzato lacrimogeni per disperdere il gruppo. Anche sui social network e sui giornali cresce la rabbia. La popolazione vuole sapere perché 2750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero immagazzinate in un porto civile nel cuore di una città, a pochi metri dai quartieri residenziali. Le autorità hanno per ora fermato 16 persone nel quadro dell'inchiesta sui fatti, e imposto lo stato di emergenza su Beirut per due settimane. Ma in queste ore ad agire nei quartieri più colpiti, scrive la stampa locale, non è lo Stato, ma sono volontari in arrivo da tutto il Paese, organizzazioni internazionali come la Croce Rossa, mentre aiuti umanitari arrivano da tutto il mondo. Il Presidente, cravatta nera e camicia bianca, le maniche rimboccate, ha visitato il luogo delle esplosioni, i quartieri distrutti, parlato con la popolazione. Il Presidente però era quello francese, Emmanuel Macron, e la sua presenza in una Beirut ferita ha sottolineato ancora di più l'assenza, agli occhi dei libanesi dei politici locali. Contro di loro e contro l'incapacità del Governo ad amministrare il Paese, gestire una crisi economica profonda, esacerbata dal lock down e dalla pandemia, milioni di persone erano già scese in strada a Ottobre.

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