Rifugiati ucraini, l'assistenza attraverso i Blue Dot Hubs

06 dic 2022
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6 milioni 200 mila sfollati interni, oltre 13 milioni di persone rifugiate all'estero, più di 170 mila, secondo le ultime stime, coloro che hanno scelto di scappare in Italia. Questi i numeri della crisi umanitaria dallo scoppio della guerra in Ucraina ad oggi. A quasi 10 mesi dall'inizio del conflitto è drammatica la situazione per gli ucraini rimasti in patria e complessa per tutti quelli fuggiti in altri paesi. All'estero in 7 nazioni, circa 234 mila rifugiati ucraini hanno potuto usufruire dei servizi di protezione e supporto, forniti dai 36 Blue Dot Hubs istituiti dall'UNHCR, l'Agenzia ONU per i Rifugiati e dall'UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia. I Blue Dot sono luoghi di primo approdo, spazi sicuri, spiegano i volontari, attrezzati per fornire informazioni, consulenza, assistenza legale e servizi di protezione. "Immaginate che sono persone che hanno affrontato dei lunghi viaggi, spesso in situazione di difficoltà, che comunque hanno lasciato alle loro spalle una guerra, delle case distrutte, hanno lasciato i propri cari, i propri mariti, i propri genitori, quindi arrivano in situazione di stress emotivo forte, talvolta hanno subìto delle violenze o comunque sono state esposte a questo rischio, quindi immaginate che arrivare qui e trovare uno spazio sicuro come un Blue Dot, in cui UNHCR con i suoi partner e tutti gli operatori umanitari che lavorano qui dentro possono dare loro una prima assistenza, un primo conforto." In Italia la macchina della solidarietà è attiva da mesi per sostenere le iniziative delle associazioni umanitarie a favore dei rifugiati. "Enel Cuore" per esempio, Onlus del gruppo Enel, che dal 2003 sostiene progetti e iniziative di forte impatto per le comunità e il territorio, ha avviato una campagna di raccolta fondi rivolta ai suoi dipendenti, raccogliendo complessivamente un milione di euro, a supporto delle attività di Save the Children e UNHCR. "Per noi ha rappresentato la grande garanzia di riuscire a tradurre lo sforzo umanitario di solidarietà dei nostri colleghi, in un progetto molto concreto che riuscisse davvero a dare un sostegno puntuale, effettivo, a chi scappando dall'Ucraina cercava davvero un qualche porto sicuro dove riuscire a rimmaginarsi una vita, venendo fuori davvero da una situazione drammatica.".

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