Sono sei mesi che non sono nella mia casa. Ho quattro figli ma mi occupo solo di uno. Il figlio di cui si occupa Dehni Miran si chiama Omri ed è tra gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Dahmi è a Roma con sua figlia Nahama che si commuove parlando del fratello, con lei ci sono i familiari di altri sette rapiti, i più piccoli Ariel e Ekfir hanno 4 ed un anno e sono probabilmente nei tunnel di Gaza con i genitori Schridy e Yarden, un'intera famiglia che lo scorso 7 ottobre è stata strappata via dalla sua casa da Hamas, stesso destino di Adam, Tamir e Guy. Abbiamo fondato una piazza dedicata agli ostaggi, racconta Dahani, arrivano tra le sessanta e le centomila persone da tutto Israele durante le serate che organizziamo per loro. Il dramma delle famiglie degli ostaggi israeliani si lega a quelle dei civili palestinesi nella striscia di Gaza. Hamas non parla la nostra stessa lingua, dice una di loro, mentre il fratello di Guy, ragazzo 22enne rapito afferma. Non abbiamo scelto noi di essere né attaccati, né rapiti, né uccisi. Posizioni dure su civili palestinesi sapendo però che in Israele non tutti condividono la strage quotidiana che si sta consumando a Gaza. Sono felice di essere israeliana perché è un paese democratico anche durante la guerra, per questo ci sono le proteste, afferma Ashley parlando della diciannovenne Amayan. 50 giorni dopo che Omri è stato rapito sono tornati i primi ostaggi, abbiamo saputo da loro che Omri era vivo ma non sappiamo ora dove si trovi se in una casa o in un tunnel, racconta ancora Dahani, spiegando che finché non lo riavrà davanti a sé tra le sue braccia non potrà credere ad alcun annuncio di liberazione. E' Alon il padre di Tamir a dire in conferenza stampa che una soluzione non è mai stata tanto vicina. Per ora la speranza per tutti arriva anche da Papa Francesco che, spiegano, ha definito Hamas il male mentre Dhani afferma ancora, nei suoi occhi ho visto solo amore.