Oltre 900 a San Pietroburgo, quasi 800 a Mosca. Tanti sono i manifestanti arrestati o fermati in Russia durante le proteste convocate dal leader dell’opposizione Aleksej Navalny, paladino anticorruzione. “Vogliamo solo esprimere civilmente la nostra opinione”, denuncia questo moscovita ma le autorità mostrano la loro assoluta disumanità. La folla canta “Putin è un ladro” oppure “Putin vattene via” e questa donna sottolinea “Sono felice che siamo qui tutti insieme, di generazioni diverse. Finalmente i giovani insorgono contro questo disastro che sta avvenendo, che blocca le persone di questo Paese sempre di più e che soffoca sia vecchi che giovani”. Il tricolore russo è ovunque, come chiesto dal leader della protesta, a testimoniare “siamo con la Russia e non contro la Russia”. Il 12 giugno, inoltre, ricorre una festa nazionale. La risposta dei militari e delle unità speciali antisommossa non va per il sottile: interventi pesanti e pestaggi con i manganelli non vengono risparmiati insieme agli arresti sommari e di massa. Le manifestazioni sono state convocate in diverse località del Paese dall’oppositore Navalny, arrestato dalla Polizia prima di riuscire a raggiungere il luogo della protesta. L’accusa è di ripetuta violazione delle norme sull’organizzazione delle manifestazioni e di resistenza a un ordine di un agente di Polizia, si tratta di reati amministrativi. Rischia fino a 30 giorni di detenzione. Navalny ha già scontato ad aprile 15 giorni di arresto amministrativo. Fino a ieri sera la protesta a Mosca doveva svolgersi lontano dal centro ma all’ultimo momento Navalny ha invitato tutti a recarsi in una via a due passi dal Cremlino per una manifestazione pacifica, lo ha detto in televisione appellandosi ai cittadini. Questo cambio di programma è stato definito dalla Polizia una provocazione di persone non completamente normali e lui arrestato immediatamente nel cortile di casa.