Ostaggio più che detenuta. Ma ora nuovamente libera. Brittney Griner era stata arrestata all’aeroporto di Mosca a febbraio, pochi giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina, con in valigia due cartucce per sigarette elettroniche contenenti 0.7 grammi di olio di cannabis. Lecite negli Stati Uniti, illegali in Russia. Era stata condannata a 9 anni di carcere per traffico di droga, una pena spropositata, ma era chiaro l’intento intimidatorio nei confronti di Washington. Famosissima stella del basket femminile, due volte medaglia d’oro alle Olimpiadi, afroamericana e omosessuale: nella narrativa della lotta alla decadenza occidentale era il simbolo perfetto da colpire mentre il resto del mondo puniva la Russia per l’aggressione a Kiev. L’amministrazione americana ha lavorato in silenzio ma incessantemente al suo rilascio, avvenuto con uno scambio di prigionieri all’aeroporto di Abu Dhabi. I russi hanno ottenuto indietro Viktor Bout, il “mercante di morte” legato all’intelligence militare la cui vita ha ispirato il film “Il signore della guerra”: considerato il più grande trafficante d’armi di sempre, negli anni '90 riforniva Al Qaeda, talebani e militanti vari in tutta l’Africa, prima di essere arrestato a Bangkok nel 2008 ed estradato negli Stati Uniti, dove scontava 25 anni. Lo scambio è avvenuto con l’interessamento diretto di Biden e difficilmente senza quello di Putin, e può essere letto come un timido segnale di disponibilità al negoziato del presidente russo, in difficoltà con la sua guerra in Europa. Nelle galere di Mosca è ancora detenuto l’ex marine Paul Whelan, accusato di spionaggio. «Non è stata una questione di scelta -ha spiegato Biden- i russi considerano diversamente la sua posizione, ma non ci arrendiamo».