Sciogliere le forze di sicurezza del regime di Assad, chiudere la famigerata prigione di Sednaya, concedere una amnistia ai militari governativi ma non ai torturatori della dittatura che non saranno perdonati". A parlare con un comunicato è il nuovo leader de facto della Siria Abu Mohammed Al Jolani che adesso è tornato al suo vero nome Ahmed al Shareh. Il Capo della coalizione islamista Ayat Tahrir al Sham ha presieduto a Damasco una riunione con le altre fazioni armate rivoluzionarie che hanno contribuito alla caduta di Assad. Si lavora ad una transizione politica i lpiù soft possibile, guidata dal Governo ad interim di Mohamed Bashir. Della transizione non farà parte il partito Ba'th siriano che con la famiglia Assad ha governato il Paese per oltre 50 anni e che ha annunciato la sospensione a tempo indeterminato delle sue attività con il trasferimento di proprietà e beni al Ministero delle Finanze. Intanto gli aerei israeliani hanno continuato i raid contro i siti militari siriani in particolare nel porto di Latakia e nella provincia costiera di Tartus, l'obiettivo è distruggere quel che resta dell'arsenale militare siriano operazioni militari che avvengono mentre il nuovo Governo di Damasco ancora non si è espresso sui futuri rapporti con Israele. Sul campo a Damasco la vita comincia a tornare alla normalità, banche, negozi e benzinai sono di nuovo aperti e a giorni dovrebbe tornare il traffico aereo nell'aeroporto della Capitale ancora chiuso. Si combatte invece sul fronte Nord-orientale, le fazioni curde si sono ritirate dall'enclave di Manji sotto la pressione delle forze arabe filo turche. Gli scontri tra le diverse fazioni in quest'area avrebbero già causato più di 100 mila sfollati.