È la seconda volta in 3 giorni che la Spagna corre il rischio di dover tornare presto alle urne. Nella giornata di ieri, con solo 124 voti a favore, 155 contrari e 67 astenuti, il Parlamento spagnolo ha bocciato nuovamente l'investitura alla guida del Governo del socialista Pedro Sánchez. A differenza del voto di martedì scorso, dove era richiesta la maggioranza assoluta, ieri a Sánchez sarebbe bastato una maggioranza semplice per diventare ufficialmente il nuovo premier della nazione. La bocciatura è dovuta in gran parte al mancato appoggio da parte della sinistra di Podemos, i cui membri si sono astenuti. Sánchez, nel suo discorso in aula, ha espresso il suo dispiacere e ha sottolineato che, secondo il suo punto di vista, il motivo della mancata intesa non sarebbe stato il programma, ma i ministri in campo con questo possibile Governo. Sono quindi scattati i due mesi previsti dalla Costituzione per negoziare un nuovo incarico. Sánchez ha tempo fino al 23 settembre per provare a formare un nuovo Governo. Se fallirà, gli spagnoli saranno chiamati nuovamente al voto il prossimo novembre. Il temuto ritorno alle urne si fa quindi più vicino e molti problemi e nodi interni al Paese rimangono per il momento irrisolti.