Il Rose Garden della Casa Bianca, i ministri schierati, telecamere ovunque, per Trump è il Liberation Day, e richiede una coreografia all'altezza. Il presidente ribalta decenni di politica commerciale statunitense. La rivoluzione è nei fatti, ma i giudizi sono tutt'altro che univoci. Per Trump è l'inizio dell'età dell'oro. "È uno dei giorni, secondo me, più importanti della storia degli Stati Uniti, è una vera e propria dichiarazione di indipendenza economica. La teatralità dell'evento è un po' vecchio stile con quel cartello indecifrabile e agitato da Trump per elencare le tariffe in arrivo, non proprio una grafica di ultima generazione. Il dazio base del 10 percento sarà in vigore da sabato per tutti i paesi, tranne Messico e Canada, per cui valgono gli accordi già presi. Gli Stati che impongono le tariffe più alte sulle merci statunitensi, una sessantina, saranno però sottoposti da martedì a un'ulteriore tassa studiata su misura. Un paio di esempi 34% totale per la Cina da sommare però al 20% già in vigore, 20% complessivo per l'Unione Europea. "I nostri amici dell'Unione Europea, beh insomma ci hanno veramente rubato del denaro situazione patetica loro 39 su di noi, noi 20%, come dicevo la metà." I dazi non si sommano a quelli già decisi su determinati beni come come acciaio e auto, esentate anche le risorse energetiche non presenti negli Stati Uniti. In caso di dazi ritorsivi alzeremo ulteriormente i nostri, avverte la Casa Bianca. Trump porta nel Rose Garden un gruppo di lavoratori colpiti dalla delocalizzazione produttiva, saranno in realtà proprio loro a pagare il prezzo di queste scelte, dicono molti economisti Per i democratici è il Recession Day, il giorno della recessione. Gli obiettivi dichiarati dalla Casa Bianca appaiono contraddittori, ma Trump tira dritto. Gli economisti si sono sbagliati spesso dice, si sbaglieranno anche stavolta.