Leopoli sotto l'offensiva russa, per la seconda volta dopo pochi giorni. Nella città a 70 km dai confini dell'Unione Europea, due attacchi missilistici hanno colpito un deposito di carburante a soli 3 km dal centro e un'infrastruttura militare nella zona sud. E ancora bombe su Chernihiv dove, secondo il sindaco della città al confine con la Bielorussia, ci sarebbero 200 civili morti e sarebbe più facile contare gli edifici integri che quelli distrutti, data la devastazione. A Mariupol, dove il municipio conferma la morte di 300 persone nell'attacco del 16 marzo al teatro, utilizzato come rifugio, aspri scontri nel centro città, con l'ONU che conferma di avere evidenze della presenza di fosse comuni. Nelle vicinanze di Kharkiv, colpito il memoriale dell'olocausto, mentre a Odessa la difesa ucraina impedisce lo sbarco delle truppe russe. Bombe anche sulla capitale Kiev, che revoca il coprifuoco inizialmente decretato dal sindaco Vitali Klitschko. Attacchi ad est e ovest nel 31esimo giorno di guerra, che fanno scricchiolare la tesi per cui la Russia avrebbe dato priorità alla regione russofona del Donbass, ma dimostrano anche la supremazia di Mosca sul fronte aereo. Supremazia che si perde però sul terreno con la controffensiva ucraina. I soldati di Kiev, infatti, avanzano nella regione di Kharkiv, nella zona di Cherson, che i russi avevano dichiarato di aver conquistato e anche nei sobborghi della capitale, dove respingono le offensive russe. Secondo l'ONU, dall'inizio dell'invasione russa, sarebbero morti più di 1.100 civili, di cui 131 bambini, mentre per Kiev sarebbero state distrutte quasi 400 strutture educative e 150 istituzioni sanitarie.