Atto dovuto cerca di spiegare da giorni l'Associazione Nazionale Magistrati, atto voluto, rispondono in coro gli esponenti di Governo. Nel pieno della polemica politica sul caso del generale Al-Masri eseguita alla sua scarcerazione al rimpatrio in Libia su un Falcon 900, a un certo punto esplode anche la bufera giudiziaria. Ad innescarla è l'esposto denuncia che l'avvocato Luigi Li Gotti presenta alla Procura di Roma contro Giorgia Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. Le ipotesi di reato sono favoreggiamento personale e peculato. Il procuratore capo Francesco Lo Voi a quel punto, come previsto dalla legge, invia immediatamente gli atti al Tribunale dei ministri senza compiere alcun atto di indagine, dando immediata comunicazione ai diretti interessati. Anche per questo tecnicamente si affretta a spiegare in una nota all'ANM: "Non si tratta di un avviso di garanzia, ma di una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto." Toccherà adesso al Tribunale dei ministri, entro novanta giorni, compiere le istruttorie necessarie e decidere il da farsi, archiviare oppure rinviare gli atti alla Procura di Roma per chiedere l'autorizzazione a procedere al Parlamento. Ma perché invece la maggioranza parla di atto voluto? Perché in realtà la Procura di Roma avrebbe anche potuto non mandare gli atti al tribunale dei ministri, come è accaduto altre volte per storie diverse, se però avesse riscontrato in partenza manifestamente infondata la denuncia presentata. Evidentemente l'esposto dell'avvocato Li Gotti, che come indica il Codice di Procedura penale, si basa su un fatto determinato e non inverosimile, contiene elementi che la Procura di Roma ritiene debbano essere oggetto di accertamenti. .