Anch’io non ho paura del voto. Io ho paura del risultato, che è un concetto leggermente diverso. Vorrei, da questo punto di vista, che noi ci mettessimo nella condizione di predisporci all’appuntamento del voto creando, nei limiti del possibile e delle umane possibilità, ragionevolmente, le condizioni perché il risultato ci dia qualche motivo di conforto e di soddisfazione dopo quello che noi abbiamo… In questo senso è vero che il dibattito deve essere molto, molto serio, molto sincero, molto schietto, ma, come è stato detto, nessuna resa dei conti, nessuna sindrome dei gazebo. Noi abbiamo bisogno di fare una discussione piena a partire dalla responsabilità di chi ha guidato questa stagione e che deve metterci nella condizione tutti di poter affrontare questa riflessione, questo confronto nella maniera più serena e più costruttiva.