Tutti dicono che no, l'obiettivo dei nuovi centristi che si muovono all'interno dei confini del Pd non è far fuori la segretaria Elly Schlein, ed essendo tutti uomini d'onore, per di più cattolici, bisogna credergli fino a prova contraria, e d'altra parte lei, Elly, benedice tutto questo movimento come segno di vitalità nel PD e non fuori. Entrambe le parti hanno ragioni forti per dire quello che dicono anche se magari non lo pensano. I centristi, i riformisti, i cattolici in movimento perché uscire dal PD non ha portato fortuna a nessuno e obiettivamente si ritrovano dentro un partitore in qualche mese è passato da sondaggi che lo dava al 15% a vittorie importanti e con ben altre percentuali. Per esempio le più recenti regionali, abbandonare una realtà in crescita per un politico è difficile, molto. Dall'altra parte Schelin non ha alcun interesse a ghettizzare chi ha fatto ed è una parte importante del suo partito, le fughe o peggio le scissioni, sono sempre una sconfitta per un segretario, in caso peggio sarebbero la definitiva conferma che il progetto ambizioso del PD di mettere insieme la cultura socialista con quella cattolico e riformista è definitivamente fallito. Nessuno vuole firmare una resa così storica e quindi almeno nel breve periodo il PD rimarrà quello che è e la linea rimarrà più o meno quella tracciata da Schlein. Forse prendendo sul serio la sintesi efficace che nel fine settimana ha offerto Paolo Gentiloni, bene occuparsi degli ultimi ma sbagliato trascurare i penultimi. Bussola che non funziona, ma che sia la bussola sulla quale orientarsi per proporre un partito democratico e un centro-sinistra più competitivo è da vedere, perché molti pensano che il PD è già soprattutto il partito dei penultimi, perché gli ultimi votano altrove, agli estremi confini della destra o a sinistra del PD. Ci sono altri penultimi che voterebbero PD e non lo fanno? E soprattutto migliorerebbero i numeri del centrosinistra come alternativa di governo? Nell'incertezza della risposta forse le migliori menti e più esperte del progressismo italiano, Paolo Gentiloni, tanto per non fare nomi, potrebbero impegnarsi a dare un erede a quell'ulivo mondiale che a cavallo dei due millenni ha avuto una certa rilevanza e che oggi di fronte al formarsi sempre più evidente di un internazionale della tecno destra avrebbe molto di cui occuparsi.