Qualcuno ricorderà negli anni '90, insieme a tante vicende poco esemplari, qualcosa che generò un po' di speranza nel sistema politico italiano. La chiamavano, la chiamavamo "la rinascita della società civile". Dove l'aggettivo civile assumeva sì il suo significato tecnico giuridico ma anche la sua accezione morale e positiva, quella contrapposta a incivile, violento, magari terroristico mafioso. Gli agenti più importanti della rinascita furono allora i sindaci. Complice il cambiamento della legge elettorale che diventava scelta diretta della persona, quelle figure rappresentavano da una parte il legame dall'altra la responsabilità verso il territorio e gli elettori. Molte cose sono cambiate da quegli anni ma forse un paragone con ciò che succede oggi si può abbozzare. Le ultime elezioni regionali hanno promosso a pieni voti tre sindaci: uno del Centrodestra, due del Centrosinistra. Nessuno dei tre urla. Tutti e tre parlano magari per amore o magari per forza di collaborazione leale con il governo per il bene comune. L'idea che in molti dei problemi che dobbiamo affrontare l'unione fa la forza e le dimensioni sono importanti è a tutti gli effetti un pensiero civile nei due sensi, giuridico e morale. E fa ben sperare il saluto e il riconoscimento immediato dei nuovi interlocutori sul territorio, in particolare quelli che rappresentano la parte avversa, da parte del governo, di Giorgia Meloni in primis ma, a ben guardare, pure la Lega e il suo leader Matteo Salvini che nel Centrodestra hanno più di altri dovuto archiviare una sconfitta. È un patrimonio quello della leale collaborazione istituzionale che non va dilapidato perché abbiamo qualche idea su quanto sia facile perderlo. È la pietra angolare su cui cresce e funziona una società politicamente e territorialmente articolata oppure crolla insieme al rifiuto di qualsiasi possibile solidarietà. Sarà anche banale ricordare quanto Sergio Mattarella insista ogni volta che può sul concetto che può essere a ben vedere illuminante però anche per il percorso da rivedere della cosiddetta autonomia differenziata. E illuminante può essere anche per il nuovo presidente dell'associazione dei comuni italiani, Gaetano Manfredi, uomo che pare attrezzato per far vincere la società civile ai danni di quella incivile.