Nelle prossime ore sarà lo stesso Presidente del Consiglio Conte, ad essere ascoltato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta partita in dicembre sulla morte di Giulio Regeni. Una storia ancora, dopo 4 anni, senza verità, piena di omissioni e depistaggi da parte delle autorità egiziane, ma i prossimi giorni potrebbero essere l'ultimo passo verso l'apertura di un processo. A fine 2018 la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati cinque ufficiali dell'intelligence egiziana, ma le autorità del Cairo hanno sempre rifiutato un passaggio tecnico, ma chiave, per avviare il processo; l'elezione di domicilio dei 5 agenti dei servizi segreti. Il 1 luglio è fissato un incontro in videoconferenza tra la Procura di Roma e quella del Cairo, per definire proprio questo atto. Senza questo passaggio, secondo il Segretario del PD, Zingaretti, non si possono immaginare passi avanti nei rapporti bilaterali con l'Egitto e soprattutto, afferma Zingaretti, non si può immaginare la vendita di due fregate Fremm a quel Paese. Trattativa avviata da Fincantieri e su cui il Governo avrebbe dato il via libera. La verità per la morte di Regeni si interseca, dunque, agli affari. Era il Gennaio del 2016, quando lo studente ricercatore venne rapito al Cairo. Qualche giorno dopo il suo corpo veniva ritrovato senza vita nella periferia della capitale egiziana. Era stato torturato.