Il gran ballo ha una data e un orario: il 24 gennaio alle 15, i grandi elettori del Capo dello Stato sono convocati per un primo giro, di tutto il resto si sa e si prevede poco. Ci sono le parole del Presidente della Camera che parla di un impegno importante fin d'ora, per assicurare regolarità e sicurezza al voto. È così, che il Covid entra nelle elezioni presidenziali. L'incertezza riguarda pure i simboli del rito, il più significativo della Repubblica: Deputati e Senatori e rappresentanti delle Regioni insieme, il catafalco ai piedi della Presidenza, i capannelli di onorevoli. Chissà cosa rimarrà in questa elezione 2022. La pandemia non mette a dura prova solo i simboli; entra nei ragionamenti, tanti finora, e anche di più nei giorni a venire degli elettori. È il motivo principale, per esempio, che spinge molti addirittura un intero gruppo parlamentare, quello dei Cinque Stelle al Senato, ad evocare e invocare un secondo mandato per Sergio Mattarella. Richiesta ai confini del vilipendio se non dell'istituzione, della volontà più volte espressa dal Presidente uscente. Non solo. Il virus spinge a pensare che il Paese abbia ancora bisogno di questa Legislatura, della continuità di questa strana maggioranza se non anche dello stesso Governo di Mario Draghi e questo pensiero, con varie declinazioni riconducibili alla più varia ed eterogenesi dei fini è uno degli ostacoli alla salita al Colle, in senso letterale, visto l'altezza differente rispetto a Palazzo Chigi, di Mario Draghi. A ben guardare, l'unico ostacolo. Abbiamo fatto due nomi, il proverbio dice che ce ne vuole un terzo, al momento quello di Silvio Berlusconi è il più in vista, cosa che è un fatto ma non basta ad aumentarne le possibilità. I numeri su di lui sono difficili, ha detto così un esponente di vertice di Fratelli d'Italia e il beneficio del dubbio qui, suona un quasi abbandono. Se Silvio non convince il centrodestra figuriamoci gli altri. Intanto, prima ancora dell'elezione del Capo dello Stato, c'è chi si contende il ruolo di king maker. Salvini briga più degli altri, l'altro Matteo vanta la sua esperienza, Letta vorrebbe ma non sa con quale Movimento 5 Stelle avrà a che fare durante il ballo, forse neanche Giuseppe Conte lo sa. Ed è un altro problema.