Mario Draghi ha fretta di consegnare il Piano di Ripresa e Resilienza a Bruxelles, ma non per questo intende lasciare all'oscuro il Parlamento. Il Premier incassa il doppio via libera da Camera e Senato su un Piano essenziale e strategico per il Paese, che permette investimenti non immaginabili fino a qualche giorno fa. Con 248 miliardi di euro l'Italia dopo non sarà più la stessa. Il 30 aprile non è una data mediatica, è che se si arriva prima si ha accesso ai fondi prima, dice Draghi per spiegare i tempi stretti e la necessità di mandarlo venerdì alla commissione UE. Quasi a voler fugare l'idea di un uomo solo al comando, il Capo del Governo fa sapere di non aver mai detto alla Presidente Von der Leyen - sull'utilizzo dei fondi europei garantisco io - non è nel mio stile. La risoluzione della maggioranza impegna l'Esecutivo a coinvolgere le Camere in ogni fase dell'attuazione del Piano, che punta a ridisegnare il welfare per i giovani, a garantire nuova linfa alle imprese e approvare riforme ferme al palo da decenni, e dovranno essere messi a terra. "Il dialogo non è finito qui. Il contributo del Parlamento, il contributo che il Parlamento può dare al Piano è solo all'inizio. Infatti tutte queste riforme che sono contenute nel Piano, saranno adottate con provvedimenti e strumenti legislativi". L'avvertimento del Premier sulla responsabilità italiana in ambito europeo è perentorio. "Questa scommessa vede l'Italia in prima fila, come il Paese che ha tirato di più su questo fondo, forse la Spagna qualcosa di più. Quindi noi saremo, in un certo senso, responsabili del successo o della perdita di questa scommessa". A chi, dai banchi di Palazzo Madama, ha parlato di un Mezzogiorno penalizzato Draghi replica: il Sud non è discriminato, i fondi sono sempre pochi se non vengono spesi. Il centro-destra di Governo, la Lega e quello di lotta, Fratelli d'Italia, duella sui tempi concessi al Parlamento per prendere visione del Recovery Plan. Matteo Salvini replica ironico alla leader di Fratelli d'Italia, che sostiene che sia impossibile leggerlo in pochi giorni: io ci sono riuscito. Fratelli d'Italia si astiene al momento del voto, ma Giorgia Meloni non perdona il Governo di aver esautorato il Parlamento, chiamato a votare a scatola chiusa.