In attesa che i partiti della maggioranza presentino a Giuseppe Conte le proprie osservazioni e proposte, il piano nazionale di riprese e resilienza inizia a prendere forma. Per ora è solo una bozza, e alcuni capitoli di spesa per i diversi settori potrebbero cambiare. Ma l'obiettivo è spendere bene i 196 miliardi dei recovery fund per provare a far ripartire l'Italia, cancellando quei ritardi strutturali che la pandemia ha messo a nudo. Attualmente sono 52 i progetti messi nero su bianco, ma per il premier potrebbe servire una sforbiciata, nella bozza c'è anche la governance che dovrà gestire le risorse che arrivano da Bruxelles, un'unità di missione da istituirsi presso il Ministero dell'economia. Le macroaree sono 6, al capitolo digitalizzazione, innovazione della pubblica amministrazione saranno destinati i 48,7 miliardi, all'area rivoluzione verde e transizione ecologica andranno 74,3 miliardi, al settore infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,8 miliardi, 21,7 miliardi finanzieranno opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese. Il capitolo istruzione e ricerca può contare su 19,1 miliardi, quello per la parità di genere su 17,1 miliardi, al sostegno all'occupazione femminile, alla conciliazione vita lavoro e asili nido, vanno 4,52 miliardi, alla salute vengono destinati 9 miliardi suddivisi in assistenza di prossimità e telemedicina 5 miliardi e innovazione, ricerca e digitalizzazione per l'assistenza sanitaria 4 miliardi. Ma Conte ha precisato che in tutto i soldi per il sistema sanitario nazionale saranno più di 15 miliardi. C'è anche un fondo da 900000 euro per incentivare l'acquisto di autoveicoli a zero o basse emissioni, elettrici, ibridi o euro 6 alimentati a benzina, diesel e GPL. Anche il tema superbonus edilizio al 110% non sembra definito, la bozza di recovery plan parla di estensione al 2022, ma da tempo il movimento 5 stelle, insiste per poter arrivare a tutto il 2023, confidando di potercela fare, proprio grazie ai fondi europei.