Il 7 gennaio si avvicina a grandi passi. Atteso da tanti che sperano in un allentamento neanche certo della morsa delle restrizioni, in parte atteso e temuto se si guarda invece il mondo della scuola per un'ordinanza del Ministro Speranza dice che dal 7 al 15 per quanto riguarda le superiori si dovrà tornare in presenza nelle aule per il 50% e dopo per il 75%. Ma per chi teme che i problemi siano gli stessi di prima, invece, è perfino troppo che la metà dei ragazzi posso tornare fisicamente in classe. Il Ministro delle Infrastrutture De Micheli, da parte sua, dice che tutti i modelli organizzativi nella scuola e trasporto devono essere pronti perché le scuole secondarie aprano presenza al 75% dal 7 gennaio. Devono essere pronti, però, non significa che lo sono. Anche il coordinatore del comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, fa sapere che c'è un documento che definisce illuminante, secondo cui la scuola non è un ambito a rischio e dice che non vede problemi insormontabili per la riapertura, ma poi aggiunge che certo in alcune aree di difficoltà organizzative ce ne sono e soprattutto afferma che la situazione in Italia dopo il 7 gennaio sarà la stessa di oggi. Non prevede grossi cambiamenti in termini di epidemia. E quindi ecco che le perplessità sulla riapertura delle scuole in presenza fioriscono sotto forma di una cautela fatta filtrare dal Pd, peraltro il partito della De Micheli, in modo molto diretto. Invece, da parte dell'opposizione con Salvini che si dice enormemente preoccupato per una riapertura della scuola improvvisata e tutto il centrodestra che attacca il governo perché sostiene "non ha fatto nulla e quindi i rischi sono gli stessi di prima".