La manovra è all'ultima curva parlamentare, ma i tempi ristrettissimi imposti della Tagliola degli esercizio provvisorio, impediscono l'esame degli 800 emendamenti. Un passaggio a Palazzo Madama senza potere modificare un testo blindato dal governo che ha fatto insorgere le opposizioni che denunciano lo schiaffo alla sovranità delle camere. Il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, apre ad un ritorno al bicameralismo perfetto su doppia lettura è necessaria la divisione, dice, ma è materia parlamentare. "L'ultimo che è riuscito a fare la regolare terza lettura, indegnamente, sono io che Presidente Commissione Bilancio 2018 avevo dato la manovra qua al Senato nei tempi prescritti. È ovvio che secondo me dall'anno prossimo bisogna cambiare". Guido Liris, che era stato indicato come relatore della manovra per la maggioranza, ha rinunciato al mandato per non aver potuto esercitare il suo ruolo. Fratelli d'Italia minimizza il mancato esame della legge di bilancio: "è dal 2018 che c'è questo monocameralismo, non è certo una novità di questo governo, ci sono una serie di questioni tecniche col fatto adesso negli ultimi anni che c'è anche questa interazione con l'Unione Europea che comporta tempi ulteriormente difficili". Il governo rivendica il merito di aver diminuito la pressione fiscale con una spesa di 17 miliardi sui 30 complessivi della manovra, confermando il taglio strutturale del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e gli indicatori economici con il segno più, che testimoniano la bontà delle ricette messe in campo. Ma dai banchi dell'opposizione il Movimento CInque Stelle accusa Giorgia Meloni di aver esautorato le camere. "Non capiamo come mai Giorgia Meloni che in opposizione diceva sempre che era necessario fare la doppia lettura della legge di bilancio, lei stesso non è più capace". Per Francesco boccia, del PD, Liris e Giorgetti sono le facce dell'ipocrisia della destra e il governo ha un disegno preciso di privatizzazione dei servizi. "E Liris si è dimesso da sé stesso, nel senso che è il relatore di maggioranza e ha scoperto che la maggioranza stessa non voleva votargli il mandato. Quindi immagino abbia avuto una crisi di coscienza".