Il quesito era già stato discusso, ma i Giudici della Consulta sono chiamati a tornare di nuovo su una questione specifica in merito alla normativa sul fine vita. Questione sollevata questa volta dal gip di Milano e relativa alla definizione di dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, uno dei requisiti richiesti al malato terminale affinché possa accedere al suicidio medicalmente assistito con la sentenza Cappato Antoniani. Punto questo sul quale la Consulta si era dunque già espressa l'anno scorso, ampliando il significato di sostegno vitale, estendendolo ad esempio anche alla dipendenza da "caregivers" e allo stesso tempo lasciando al Giudice la prerogativa di decidere caso per caso Il procedimento del 26 marzo prossimo prende il via dall'autodenuncia di Marco Cappato, presentata dopo aver accompagnato in Svizzera nel 2022 per l'accesso al suicidio assistito una donna malata terminale di cancro e un uomo affetto da Parkinson. I PM di Milano, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio avevano chiesto l'archiviazione per Cappato, e la Gip Sara Cipolla ha dunque trasmesso gli atti alla Consulta. I Giudici della Corte Costituzionale questa volta si trovano però di fronte anche all'istanza di quattro persone con malattie irreversibili che contestano la normativa, definendo il percorso indicato una scelta viziata dal dolore che non lascia dignità ai pazienti. Sono quattro i requisiti che la Consulta fissa per poter procedere al suicidio assistito, oltre quindi a quello sulla dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale, è necessario che ci sia l'irreversibilità della patologia, la presenza di sofferenze fisiche o psicologiche che il paziente reputi intollerabili e la capacità del malato di prendere decisioni libere e consapevoli che devono essere accertate dal Servizio sanitario nazionale. Simona Vasta, Sky TG 24. .