"Giuro di essere fedele alla Repubblica". Tommaso Foti non è di quelli che nel tempo hanno cambiato idee politiche; fin da ragazzino ha guardato alla destra e già a 20 anni era consigliere comunale nella sua Piacenza per il Movimento Sociale Italiano. Era il 1980, da allora l'impegno nel mondo del lavoro nell'importante azienda agroalimentare che porta il suo cognome va di pari passo con quello nella politica con una serie di scelte che lo portano a partecipare alla fondazione prima di Alleanza Nazionale, seguendo quindi la svolta di Fiuggi, poi nel 2009 del Popolo delle Libertà lanciato da Berlusconi, infine nel 2012 di Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Ignazio La Russa che si staccano dal PDL per creare quello che oggi è il primo partito d'Italia. Considerato quindi fra i Fedelissimi del gruppo attorno all'attuale premier, Tommaso Foti ha inanellato negli anni successi elettorali in termini di voti e incarichi arrivando per la sesta volta in Parlamento con la vittoria del centrodestra nel 2022 e ricoprendo infine il ruolo di capogruppo alla Camera. In questi due anni di legislatura ha la paternità della legge cosiddetta Salva Milano approvata alla Camera in prima lettura e della riforma della Corte dei Conti, ancora all'inizio del suo iter parlamentare, come nella politica, mai cambiato fede calcistica, quella per l'Inter, sempre rivendicata. Sport a parte, questa costanza nelle idee e nelle scelte politiche è certamente una delle chiavi che lo portano oggi ad essere stato indicato da Giorgia Meloni come il nuovo ministro per gli affari europei.