Quando sono passati 2 anni e 2 mesi dalla cattura che mise fine alla trentennale latitanza di Matteo Messina Denaro, il lavoro di inquirenti e forze dell'ordine è ancora in corso. Dopo la fase dell'individuazione e dell'arresto di persone facenti parte della fitta rete di prestanome, conniventi e complici che aiutavano il boss a nascondersi e a muoversi liberamente dentro e fuori Campobello di Mazara, si è passati alla fase della ricerca e dell'interruzione di quel flusso di denaro che al boss serviva per pagarsi la comoda latitanza. L'ultimo provvedimento di sequestro emesso dal tribunale di Trapani, riguarda beni per 1,4 milioni di euro, sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo a Laura Bonafede, insospettabile maestra di 57 anni e pure storica compagna del boss, condannata in primo grado a 11 anni e 9 mesi, e al cugino della donna, Andrea Bonafede, il geometra 62enne che prestò la carta d'identità al capo mafia e che è stato condannato in primo grado a 14 anni di reclusione. Nello specifico, i beni sequestrati sono 8 immobili, tra appartamenti e terreni a Campobello di Mazara, Castelvetrano e Palermo, conti correnti e un'automobile. Le indagini hanno accertato la concreta attività di sostegno assicurata da entrambi a Messina Denaro, con un ruolo fondamentale per garantire al boss quella rete di protezione indispensabile ad agire in condizioni di clandestinità. Appena 2 settimane fa un altro sequestro aveva riguardato beni per un valore di 3 milioni di euro, 2 società agricole e poi 7 appartamenti e terreni tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, tutti beni appartenenti ad un altro soggetto ritenuto tra i principali fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. .