Se nel 1914, a Cleveland, negli Stati Uniti il primo semaforo fu installato per regolare la rivoluzione imminente quella che avrebbe riempito le strade di automobili, ora, secondo la vicepresidente e commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager, di semaforo ne serve uno nuovo per la rivoluzione digitale dei nostri giorni. L'Europa sottolinea cosi la portata storica delle due proposte di regolamento del mondo online presentate dalla Commissione. Oggetto delle nuove norme i giganti del web come Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft i cosiddetti gate keepers, così grandi da funzionare di fatto come veri e propri guardiani dell'accesso alla rete che per la prima volta vengono definiti da Bruxelles. Sono quei colossi con più di 45 milioni di utenti mensili, fatturato annuo nell'Unione europea di almeno 6,5 miliardi, valore di mercato di almeno 65, e attività come minimo in 3 Stati Ue. Società sistemiche, quindi, che devono rispondere a nuovi obblighi. Il primo pilastro è il regolamento sui mercati digitali per mettere un freno alle posizioni di forza. Per le big tech che violeranno le regole della concorrenza sono previste multe salatissime, fino al 10% del fatturato globale, e se recidivi e con tre sanzioni in cinque anni, in ultima istanza l'Unione potrà anche operare per la separazione strutturale delle attività in territorio europeo dai grandi gruppi d'oltreoceano. Secondo pilastro, il regolamento sui servizi digitali. Qui viene chiesto alle società di assumersi maggiori responsabilità sui contenuti che circolano all'interno delle loro piattaforme ed intervenire rapidamente per rimuovere materiale illegale come quello di natura terroristica, pedopornografica o di incitamento all'odio. Multe fino al 6% delle entrate globali per la mancata rimozione. Ma affinché le due proposte vengano approvate definitivamente considerando l'iter tra Parlamento e Consiglio europeo che riunisce i leader di tutti i Paesi membri, serviranno almeno due anni e le norme che potrebbero subire dunque anche importanti variazioni saranno operative non prima del 2023.