Dobbiamo partire dalla situazione di oggi, l'Italia deve curare le ferite economiche causate dalla crisi dovuta alla pandemia, con il PIL che nel 2020 è crollato del 8,9%. Ma dobbiamo guardare anche al passato, perché i nostri problemi arrivano da lontano, da molto prima dello scoppio dell' emergenza virus. Infatti l'Italia, se consideriamo gli ultimi vent'anni, è cresciuta del 7,9%, la Germania del 30%, la Francia del 32%, La Spagna è riuscita a superare il 43%. E anche per quanto riguarda la produttività, siamo ben lontani dai livelli raggiunti dagli altri grandi paesi europei, sempre considerando gli ultimi vent'anni e il PIL per ora lavorata e bene, l'Italia ha fatto solo il più 4,2%, la Francia e la Germania entrambe hanno superato il 21%. Ecco perché la prospettiva del Recovery Plan è piuttosto a medio e lungo termine, per cercare di risolvere le debolezze della nostra economia e portare avanti e concludere quelle riforme che da decenni non riusciamo a definire. Ma quale sarà l'impatto del PIL del nostro piano? Allora, il Governo stima che al 2026, ultimo anno del piano, potrà esserci un impatto positivo aggiuntivo del 3,6% ma questo nello scenario migliore, cioè vuol dire se gli investimenti si rivelassero davvero ad alta efficienza produttiva. Altrimenti, siamo nello scenario peggiore, questa extra crescita si dimezzerebbe soltanto al 1,8%. Andando a guardare tutti gli anni, cioè i 6 anni del piano e l'impatto del piano lungo i 6 anni, dal 2021 al 2026, secondo i modelli di simulazione utilizzati e bene, noi potremmo avere tra +12,7 e +14,5 punti percentuali di PIL in più rispetto al 2020. Ma a questo dobbiamo aggiungere l'impatto delle riforme e che potranno dare, complessivamente, un ulteriore 3,3%. Solo quella della pubblica amministrazione vale 2,3%, mezzo punto ciascuno, quella di giustizia e concorrenza.